Il 31 dicembre del 2008 tutti i TG lanciano in prima serata la notizia dell’intercettazione di un pacco minatorio destinato all’On. Mastella. Secondo le prime informazioni si tratta di una sorta di scultura raffigurante un uomo incaprettato, spedita da presunti terroristi islamici. Scatta la paura, partono le indagini. Qualche ora dopo l’artista Giovanni Bianchini rivela: “Non si tratta di minacce, né di incaprettamenti, né di terrorismo, ma di un pezzo della mia mostra di arte postale a sfondo sociale!”. L’allarme si sgonfia, ma la stampa nazionale si chiede chi sia Bianchini e quali gli scopi e la natura della sua originale forma di mail-art, pacchetti-sculture che viaggiano per il mondo producendo effetti insoliti.

Da qui è nata la mostra Respinto al mittente, all’interno della quale è stato proiettato, sotto forma di videoinstallazione, Consegnato. Liberamente ispirato alla vicenda di Abou Elkassim Brittel, un cittadino italiano che è stato a lungo detenuto ingiustamente in Marocco, il video racconta alcune fasi (rapimento, trasporto, tortura, detenzione) dell’extraordinary rendition da lui subita e, in parallelo, il processo di creazione di una scultura dedicata alla stessa vicenda (un manichino ricoperto interamente di scotch da pacco) dell’artista Giovanni Bianchini.

Oltre che allo spazio pubblico della Shake in viale Bligny a Milano, Consegnato è stato poi proiettato anche alla mostra collettiva “Border” presso la LimitedNoArtGallery e al FestArte Videoart Festival presso il museo Macro Testaccio, La Pelanda, di Roma.

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CONSEGNATO


Idea e soggetto: Giovanni Bianchini e Andrea Minoglio
Con: Giovanni Bianchini, Pietro Bailo e Stefano “KiNO” Ferri.
Riprese, regia e montaggio: Andrea Minoglio
Durata: ‘7”57
Formato: Dvcam

LA MOSTRA

“Che video possiamo fare per denunciare una vicenda così complessa?”. È questa la prima domanda che mi sono chiesto quando Giovanni Bianchini, che come artista si era già occupato della vicenda di Abou Elkassim Brittel, mi ha chiesto se avevo voglia di occuparmene anch’io. Allora ho provato a immaginare se il processo di creazione lento e minuzioso delle sculture-manichino di Giovanni non potesse essere esso stesso già una testimonianza del processo di annientamento e smembramento che Brittel ha dovuto subire. Da qui l’idea di raccontare e fondere insieme le due storie. Simbolicamente, facendo interpretare a Giovanni anche la parte di Brittel. Visivamente, attraverso la tecnica dello split screen. E uditivamente, facendo dialogare il suono del nastro da pacco usato da Giovanni per le sue sculture con quello usato dai carcerieri di Brittel per legarlo e ammutolirlo.